Le organizzazioni del proletariato
La possibilità per il proletariato urbano e rurale di attuare agitazioni complesse nasce dall’esistenza di una forte organizzazione, in cui l’orientamento socialista prevale ampiamente nei confronti di quello cattolico e di quello anarchico. |
Quest’organizzazione ha articolazioni sia sul piano sindacale, con la Confederazione generale del lavoro (Cgdl) e la Federterra che gestiscono rispettivamente l’occupazione delle fabbriche e quella delle terre, sia su quello politico, con il Partito socialista italiano (Psi) che vince le elezioni del novembre del 1919 con il 34,5 per cento dei suffragi e diventa il primo partito alla Camera dei Deputati con 156 deputati. Tuttavia, il movimento socialista italiano, analogamente a quello dei Paesi di più recente sviluppo, è tradizionalmente diviso tra un orientamento maggioritario riformista, secondo cui è possibile raggiungere il socialismo attraverso un’evoluzione graduale del capitalismo, ed uno minoritario rivoluzionario, convinto che il socialismo possa nascere soltanto dal rovesciamento violento e su scala mondiale dei rapporti di forza tra la borghesia ed il proletariato. Questo
quadro è poi complicato dalle vicende in corso in Russia,
dove nell’ottobre del 1917 è scoppiata una rivoluzione che,
per la prima volta, sta traducendo in realtà gli ideali del socialismo.
E’ su questo fenomeno che s’appuntano le speranze di un’intera
generazione di lavoratori italiani, che, al di là d’ogni
contesa ideologica, vede finalmente concretarsi la possibilità
di costruire un mondo nuovo, privo d’ingiustizie sociali.
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