La morte dei primi comandanti
Terminata la fase di organizzazione
e collegamento, le bande si impegnarono in una serie di iniziative, volte
non solamente a risolvere il sempre presente problema degli approvvigionamenti,
ma anche a contendere il territorio alle forze di occupazione, in una
prospettiva ormai di lotta aperta. Alle azioni i tedeschi risposero con ripetuti rastrellamenti dei centri nei quali c’era il sospetto si nascondessero le bande, il divieto della circolazione degli automezzi civili, il coprifuoco notturno, gli attacchi diretti ai “ribelli”, come quello dell’7 ottobre nel quale caddero otto giovani partigiani in località Fontana Rossa (Val della Torre); nel complesso, tuttavia, una reazione debole, che ebbe anzi l’effetto contrario a quello cercato, essendo un esplicito riconoscimento della presenza partigiana e dell’efficacia delle sue iniziative. Appartiene a questo momento
della lotta contro i tedeschi la morte dei primi comandanti del movimento
partigiano in bassa valle. Il 27 novembre, mentre erano di ritorno da
una riunione tra i capi dei vari gruppi, Felice Cima, Marcello Albertazzi,
Egidio Liberti e Giuseppe Garbagnati furono intercettati da un gruppo
di Ss nelle vicinanze di Caprie. Cima morì immediatamente crivellato
di colpi; Albertazzi, trovato in possesso di armi, fu fucilato sul posto;
Garbagnati fu arrestato e condotto a Torino. Solo il maggiore Liberti
riuscì a fuggire, attraversando a nuoto la Dora. ![]() |