Intanto i tedeschi
si stavano organizzando per un rastrellamento in grande stile. Il brigadeführer
delle SS Paul Zimmermann intendeva infatti approfittare dell’inverno,
che rendeva impossibile la ritirata in alta valle o il passaggio nelle
valli contigue, per stroncare definitivamente il movimento partigiano.
L’attacco tedesco scattò
il 20 dicembre e fino alla metà di gennaio tutta la valle di
Susa fu sottoposta a continue incursioni, accompagnate da incendi, arresti,
saccheggi, furti e violenze di ogni genere, ma non riuscì a soffocare
il movimento partigiano, anche perché il Comando militare unificato,
in accordo con il Cln di Torino, aveva provveduto a sciogliere temporaneamente
le bande, ad eccezione di un gruppo di sciatori in alta valle e di uno
di sabotatori nella bassa. Prima, però, di sciogliersi, i principali
organizzatori della Resistenza della valle di Susa si ritrovarono l’8
dicembre in località Garda, presso la frazione Martinetti di
San Giorio, dove prestarono solenne giuramento di lottare con tutte
le loro forze contro l’occupante straniero.
Mentre i nazifascisti erano impegnati
nel rastrellamento, il gruppo dei sabotatori, guidato da Sergio Bellone
e da don Foglia, di cui facevano parte anche alcuni elementi delle bande
della bassa valle di Susa, stava preparando la cosiddetta “battaglia
della ferrovia”, ossia il tentativo di rallentare o interrompere
il traffico ferroviario lungo la valle.
|
Lo
stesso Comando militare del Cln piemontese aveva invitato le formazioni
partigiane a dedicarsi particolarmente a quell’obiettivo, che
veniva incontro a tre esigenze: evitare i bombardamenti alleati, che
rischiavano di causare morti tra i civili; impedire o ritardare il trasferimento
dei pendolari verso Torino e quindi diminuire la capacità produttiva
delle industrie; bloccare il collegamento con la Francia.
L’esplosione del 29 dicembre, che
distrusse quasi interamente il ponte dell’Arnodera, poco a monte
di Meana, e che interruppe la linea ferroviaria per tre mesi, fu un
grande successo e la prova dell’inefficacia del rastrellamento
in corso.
In conseguenza, i tedeschi decisero
di concentrare le forze e di garantirsi soprattutto il controllo delle
linee di comunicazione, stanziando lungo le valle migliaia di uomini,
compresi alcuni reparti di soldati bielorussi, ex prigionieri di guerra
arruolati nella Werhmacht., fatto che rese complessa la ricostruzione
delle bande.

|