Lo scarno comunicato
radiofonico con cui, l’8 settembre 1943, il maresciallo Badoglio
annunciava l’armistizio con gli anglo-americani -“nell’intento
di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione”-
fu accolto con incredulità ed apprensione. Non perché
giungesse del tutto inatteso, anzi: dal 25 luglio, giorno dell’arresto
di Mussolini e della formale fine del regime, gli italiani speravano
nella fine della guerra e l’avevano addirittura già festeggiata.
Eppure era in parte inaspettato per il modo, per il momento e per l’oscurità
stessa del messaggio. Allarmavano
soprattutto il riferimento a “eventuali attacchi di qualsiasi
altra provenienza” e la presenza dei soldati tedeschi, aumentati
considerevolmente durante l’estate.Qualcuno forse presagiva la
sciagura, ma certamente nessuno immaginava che cosa sarebbero stati
i venti mesi successivi e a quale costo l’Italia sarebbe uscita
davvero dal conflitto.
Ad accrescere il senso di incertezza, la vista dei militari, soprattutto
della IV Armata, sciolta dopo essere stata impiegata nell’occupazione
della Francia sud-orientale, che, lasciati senza ordini e senza direttive,
abbandonavano le loro posizioni e percorrevano la val di Susa nel tentativo
di raggiungere le loro case o un rifugio sicuro prima di qualche azione
tedesca. Qualcuno barattava il proprio equipaggiamento con abiti borghesi,
in generale tutti trovavano aiuto e assistenza. Uno slancio di solidarietà
per quei giovani sbandati e impauriti, che era, però, anche una
prima e chiara -per quanto istintiva e non ancora mediata dalla riflessione
politica- manifestazione della scelta resistenziale. Con questa atteggiamento
la popolazione esprimeva il proprio rifiuto per ciò che stava
accadendo e intanto scopriva la capacità di riappropriarsi della
propria dimensione comunitaria e della propria dignità.
L’assalto alle
caserme incustodite, che furono letteralmente saccheggiate, rese ancora
più evidente la percezione del dramma incombente. Viveri, coperte,
attrezzature, tutto ciò che poteva rivelarsi utile fu preso e
portato via. Anche le armi; e, per quanto sia difficile rintracciare
in questo gesto la consapevolezza del significato morale e politico
di ciò che stava per iniziare, è evidente almeno, nella
necessità stessa di procurarsi un’arma, la disponibilità
a combattere contro ciò che ormai si rifiutava chiaramente.