Il riarmo e la guerra d’Etiopia
Dopo la seconda metà del 1934,
il lento esaurirsi della Grande
depressione trova l’Italia in ginocchio e con
scarse speranze di ripresa: il mercato interno è troppo debole
per ridar slancio alla produzione; le esportazioni sono ostacolate,
oltre che dalla lira forte, dal protezionismo attuato dai principali
Paesi industrializzati e dall’aggressiva concorrenza della rinata
Germania; la stessa emigrazione oltreoceano, tradizionale valvola di
sfogo, è resa impossibile dal blocco dei visti d’ingresso
negli Stati Uniti. | ![]() |
Il breve conflitto, vinto grazie ai bombardamenti
aerei ed all’impiego e dei gas asfissianti contro militari e civili,
permette l’annessione del Paese africano ad un dominio coloniale
che ha già possedimenti in Eritrea, in Somalia ed in Libia. Sebbene non distolgano l’Italia dall’intento imperialistico, non siano mai applicate seriamente, non vedano l’adesione degli Stati Uniti né della Germania ed escludano prodotti fondamentali come il petrolio, il carbone e l’acciaio, le sanzioni offrono al regime l’opportunità di lanciare la parola d’ordine dell’”autarchia”, vale a dire del raggiungimento del “massimo d’autonomia economica nel più breve tempo possibile”, e, dunque, di rafforzare il dirigismo economico. |