La strenua difesa tedesca lungo la linea gotica
impedisce agli anglo-americani di raggiungere il Po entro l’inverno,
così come si erano prefissati. La lentezza dell’avanzata
verso Nord convince il comandante delle forze alleate in Italia, generale
Harold Alexander, ad emanare un proclama via radio il 13 novembre 1944,
che invita le formazioni partigiane a sospendere le azioni su larga
scala fino alla primavera successiva. Il proclama, che alle orecchie
della Resistenza suona come un offensivo invito alla smobilitazione,
costringe le formazioni ad intensificare lo svallamento già iniziato
ad ottobre, in vista delle difficoltà logistiche prospettate
dalla stagione fredda, e a sparpagliarsi in piccoli distaccamenti nelle
aree collinari o a ridosso delle città. Solo a Ravenna, i partigiani
riescono a congiungersi agli Alleati e, il I° dicembre, a liberare
la città.
Un’altra difficoltà insorge a causa del
mancato riconoscimento alleato del Corpo volontari della libertà
(Cvl), organismo tecnico-militare formato il 19 giugno, per coordinare
le formazioni e gestire i rapporti con il governo e con gli anglo-americani.
Le trattative tra gli Alleati e il Clnai sfociano in un accordo siglato
il 7 dicembre: da un lato, i primi riconoscono il Cvl e s’impegnano
a sostenerlo con regolari finanziamenti; dall’altro, il secondo
accetta come comandante del Cvl il generale Raffaele Cadorna e garantisce
di operare in modo militarmente subordinato agli anglo-americani, oltre
che di mantenere la legge e l’ordine nelle zone via via liberate,
di cedere successivamente i poteri al governo militare alleato e di
sciogliere e disarmare le formazioni alla fine del conflitto.
Una notevole instabilità caratterizza
il governo del regno del Sud a causa di tre questioni: l’epurazione
dei vertici della Pubblica amministrazione dai fascisti; il referendum
istituzionale chiesto dai moderati prima delle elezioni dell’Assemblea
costituente; la sostituzione, nelle città liberate, dei prefetti
nominati dal Cln con quelli indicati dall’esecutivo. Contro lo
Psiup e il Pd’a, che sostengono il principio della centralità
del Cln nel rinnovamento dello Stato, ma appoggiato dagli Alleati, il
26 novembre Bonomi rassegna le dimissioni ad Umberto di Savoia e il
12 dicembre forma il suo secondo governo, sostenuto da demolaburisti,
liberali, democristiani e comunisti.
Vale la pena notare come il vero sconfitto di questo passaggio politico
sia il Cln, con la sua originale esperienza e le sue potenzialità
innovative inutilmente tutelate soltanto dai socialisti e dagli azionisti
ormai relegati all’opposizione, mentre la Dc si candida ad occupare
il centro dello schieramento politico postbellico ed il Pci, che formalmente
difende la scelta di non lasciare il governo nelle sole mani della destra,
s’inserisce stabilmente nelle istituzioni statali.