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L'inizio dello scontro

L’opposizione tra gli interessi delle diverse classi e la convinzione, tratta dalla pratica della guerra, che i contrasti possano essere risolti solo mediante il ricorso alla forza creano le condizioni perché la crisi economica e sociale sfoci in uno scontro devastante.

Le prime avvisaglie di questo scontro si manifestano nell’estate del 1919 a causa del carovita, generato dall’inflazione ed acutizzato dalla speculazione dei commercianti, che esaspera quei ceti che, come il proletariato e la borghesia piccola e media, possono contare solo su un reddito fisso per vivere.

In diverse decine di centri urbani di tutta Italia scoppiano moti di protesta che culminano nel saccheggio di negozi e banchi ambulanti, ciò che induce i Comuni a calmierare i generi alimentari e le leghe d’esercenti e commercianti a deliberare riduzioni del prezzo massimo d’alcuni beni di consumo, senza peraltro raggiungere risultati degni di nota (tra il 1919 e il 1920, la crescita dell’indice generale dei prezzi dei beni di prima necessità è del 165 per cento).
Nello stesso 1919, le agitazioni si estendono alle campagne, caratterizzate da un’agricoltura fondata sulla grande proprietà terriera.

 

I braccianti salariati, che dopo la rotta di Caporetto, nell’ottobre del 1917, hanno ricevuto dal capo di stato maggiore, generale Armando Diaz, l’assicurazione che il loro contributo ad un’eventuale vittoria sarebbe stato premiato con la concessione della terra ( Diaz intende così motivare un esercito duramente provato dall’offensiva sferrata dagli austro-tedeschi sul fronte dell’Isonzo, che ha provocato l’arretramento delle linee di quasi 150 chilometri e la perdita di 40.000 tra morti e feriti, 300.000 prigionieri, 350.000 sbandati, 400.000 profughi, 3.136 cannoni e 300.000 fucili), sono esacerbati dal mancato mantenimento governativo di questa promessa, oltre che dall’ostilità dei proprietari ad ogni richiesta di riesame dei patti agrari. Nell’intera pianura padana e in vaste aree dell’Italia centrale e meridionale, dilaga così un’occupazione bracciantile delle terre, che si protrae fino al 1920.