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Relazione
sui tragici fatti del 30 aprile 1945
"Domenica sera 29 aprile u.s. verso le ore
21.30, irrompeva improvvisamente nell’abitato un reparto di
truppe tedesche, che risultava essere l’avanguardia di una
colonna motorizzata in ritirata dal Pinerolese. Primo gesto
della truppa, che appariva letteralmente abbruttita
dall’alcol, fu quello di sparare all’impazzata per le vie
del paese. In questa prima sparatoria rimanevano uccisi due
giovani in servizio presso la locale S.A.P. i cui cadaveri,
resi irriconoscibili per le sevizie subite, venivano
reperiti nelle adiacenze del campanile. Verso mezzanotte
arrivava il grosso della colonna che risultava fortemente
armata, munita di mezzi corazzati e di artiglierie di ogni
calibro.
Nella notte stessa le truppe irrompevano
nella Casa del Popolo prelevando tutti quelli che in essa si
trovavano. Intanto venivano sistematicamente saccheggiate
abitazioni civili e negozi: tutto quanto poteva a loro
servire veniva asportato (commestibili vari, vini, liquori,
biciclette, capi di vestiario, lenzuola, stoffe nonché
cavalli e muli) il resto veniva vandalicamente distrutto.
Furono sottratte anche somme di danaro: alcune famiglie
vennero private di tutto il loro avere. Verso le due la
soldataglia penetrava nel convento dei Fratelli Maristi, ex
sede del locale presidio tedesco, e catturava tre giovani
del servizio d’ordine che custodivano alcuni materiali che
il nemico aveva abbandonato nella fuga. Il direttore della
Casa, frate simpaticamente noto ed apprezzato da tutti per
l’illuminata e benefica opera svolta in particolari e
delicate situazioni durante il periodo dell’oppressione
nazifascista, fu obbligatominacciato dalle armi, ad
accompagnarli in Municipio dove, non trovando altri,
catturarono il Segretario comunale ed il custode che furono
condotti in piazza ed ammassati con gli altri in precedenza
catturati. Anche il frate fu messo sotto sorveglianza. Al
mattino ebbero inizio le esecuzioni. Condotti gruppi
compatti sui luoghi designati, dopo che gli energumeni si
furono sfogati con torture e sevizie di ogni genere, gli
infelici furono abbattuti con raffiche di mitraglia.
Venivano pure fucilati altri ostaggi
prelevati a Collegno. Niente giustifica questi crimini
perché da accurate indagini risulta che nessun colpo è
stato sparato dai patrioti e nessun cittadino si rendeva
comunque responsabile di atti o provocazioni atti a offrire
un pretesto alla rappresaglia. Un salesiano, cappellano
militare, che, trovandosi a Grugliasco, aveva cercato di
interporre i suoi buoni uffici per evitare la carneficina,
si sentiva rispondere che loro ormai si sentivano condannati
a morte e che a loro poco importava che morissero anche dei
cittadini di Grugliasco. Il sacerdote veniva quindi legato
con gli altri, dileggiato, battuto a sangue e infine passato
per le armi.
Occorre aggiungere che al saccheggio delle
abitazioni parteciparono anche degli ufficiali.
I cadaveri dei nostri Martiri venivano
spogliati del danaro e degli oggetti preziosi.
Mentre stiamo stilando la presente relazione
si sta procedendo al riconoscimento delle salme che vengono
trasportate nel salone municipale fra le lacrime ed il
cordoglio di tutta una popolazione terrorizzata.
Quattro giovani che le raffiche dei criminali
avevano solo ferito sono stati raccolti da pietose persone
ed avviate all’ospedale di Rivoli.
Si stanno raccogliendo tutti gli elementi
atti ad identificare il reparto a cui appartenevano le belve
naziste per potere così raggiungere i criminali responsabili
e trascinarli davanti ad una popolazione colpita nei suoi
affetti più cari che chiede giustizia".
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