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Poesie e Lettere |
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…Siamo abituati a piantarci su lunghe
file alle sette del mattino, a mezzogiorno e alle sette
di sera, con la gavetta in pugno, per un po’ di acqua
tiepida dal sapore di sale o di caffè o, se va bene, per
qualche patata. Ci siamo abituati a dormire senza letto,
a salutare ogni uniforme scendendo dal marciapiede e
risalendo poi sul marciapiede. Ci siamo abituati agli
schiaffi senza motivo, alle botte e alle impiccagioni:
Ci siamo abituati a vedere la gente morire nei propri
escrementi, a vedere salire in alto la montagna delle
casse da morto, a vedere i malati giacere nella loro
sporcizia e i medici impotenti. Ci siamo abituati
all’arrivo periodico di un migliaio d’infelici e alla
corrispondente partenza di un altro migliaio di esseri
ancora più infelici |
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Così
scriveva Petr Fischl, nato a Praga il 9/9/1929, deportato a
Terezin l’8/12/1943, morto ad Auschwitz l’8/10/1944.
Egli fu uno dei 15.000 bambini e adolescenti ebrei che,
strappati per lo più ai loro genitori, vissero più o meno a
lungo nella città-ghetto di Terezin, prima di essere deportati
nel campo di sterminio di Auschwitz. Dei 15.000 ne tornarono
meno di 100.
Di loro ci restano soltanto un pacco di disegni infantili e
poche semplici poesie; testimonianze angosciose di sofferenze
inenarrabili e delitti atroci, motivo insieme di dolore ed
orrore. |
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Presentazione
Dalla fine del 1941 alla liberazione
nella città – ghetto di Terezin soggiornarono più o meno
a lungo gli ebrei cecoslovacchi destinati al campo di
sterminio di Auschitz.
Tra di loro 15.000 tra bambini e giovinetti, dei quali
ne sopravvissero meno di cento. Del loro passaggio a
Terezin è rimasta una commovente testimonianza,
rappresentata da alcune migliaia di disegni e qualche
decina di poesie. Di tali documenti, che furono oggetto
di affettuoso studio da parte di psicologi, letterati ed
artisti, traspare una maturità di pensiero
straordinariamente precoce, la straziante consapevolezza
di un destino inesorabile, e soprattutto il disperato,
insopprimibile anelito alla vita delle giovani vittime.
Nella maggior parte dei versi, già di per sé toccanti
per i motivi ispiratori e la vicenda umana che
sottintendono, sono presenti valori poetici autentici,
che stupiscono per l’altissimo, imprevedibile livello di
forma e linguaggio e la sconvolgente capacità
espressiva. La rievocazione della tragedia dei
bambini ebrei di Terezin, che si riteneva memoria di un
oscuro passato, destinato a non più ripetersi, ci
ricorda invece dolorosamente che in più parti del mondo
attuale simili atrocità si ripetono, ed i bambini sono
sempre le vittime dell’umana ferocia. |
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