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L’entrata in guerra dell’Italia

 

Dopo aver annesso l’Austria nel 1938 e la Boemia e i Sudeti l’anno seguente, forte di un patto di non aggressione stretto con l’Urss – che, sia detto per inciso, getta ulteriore disorientamento tra gli antifascisti-, la Germania invade la Polonia il 1° settembre 1939 e provoca la dichiarazione di guerra della Gran Bretagna e della Francia, che dà inizio alla Seconda guerra mondiale.

Nei mesi seguenti, la Germania occupa la Danimarca, la Norvegia, l’Olanda ed il Belgio, apprestandosi all’inizio di giugno del 1940 ad invadere la Francia. La rapida evoluzione degli eventi bellici convince l’Italia, che nel maggio 1939 ha stipulato il “Patto d’acciaio”, con il quale si è impegnata ad appoggiare la Germania in caso di guerra, ad abbandonare la posizione di non belligeranza e ad entrare nel conflitto il 10 giugno 1940, partecipando all’attacco alla Francia.

Nelle grandi città, l’entrata in guerra è anticipata dalla distribuzione alla popolazione delle tessere annonarie, che limitano l’approvvigionamento alimentare, e dalle esercitazioni di oscuramento e di protezione antiaerea, che preparano le difese contro i bombardamenti aerei.

 

 

 

Il messaggio di Mussolini al Paese è diffuso via radio e, amplificato dagli altoparlanti, è ascoltato dalle folle assiepate nelle principali piazze cittadine. Il 10 giugno stesso, i Comuni provvedono a cambiare tutti i nomi delle strade urbane che contengono riferimenti al nemico.