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Era
bambino quando la sua famiglia si trasferì
da Genova a Torino. Fu qui che Terracini,
studente sedicenne, aderì alla Federazione
giovanile socialista, diventando il
segretario della locale sezione.
La sua
propaganda contro la guerra gli procurò il
primo arresto nel 1916 e, subito dopo,
l'arruolamento e l'invio in zona
d'operazione. Partecipò alla prima Guerra
mondiale, come soldato semplice del 72°
Reggimento fanteria, essendogli stata
preclusa (per ragioni politiche), la nomina
ad ufficiale.
Finito il
conflitto si laureò in Giurisprudenza.
Amico di Antonio
Gramsci, fu con lui promotore del
settimanale L'Ordine Nuovo che, da
rassegna di cultura socialista, divenne
"organo dei Consigli di fabbrica".
Nel gennaio del
1921 Terracini, durante il Congresso
socialista di Livorno, è tra i fondatori del
Partito comunista d'Italia. Entrato
nell'Esecutivo del nuovo partito svolge una
notevole attività internazionale.
Terracini fu per
l'ultima volta in Russia in occasione del V
Congresso del Comintern del giugno-luglio
1924.
Tornato in
Italia, nel dicembre fu arrestato. Catturato
una seconda volta a Milano nel 1925, ebbe
ancora modo di partecipare a Lille al
Congresso del Partito comunista francese.
Poi, il 12
settembre 1926, la privazione della libertà,
che si sarebbe conclusa soltanto con la fine
della dittatura. Conclusione che avvenne in
anticipo, rispetto ai 22 anni ai quali
Terracini fu condannato, il 4 giugno 1928,
dal Tribunale speciale di fronte al quale
tenne, non un intervento a propria difesa,
ma una memorabile requisitoria contro il
fascismo.
Dopo i lunghi
anni di carcere e di confino nell'agosto del
1943 Terracini torna in libertà.
Ma la situazione
precipita e lui, comunista ed ebreo, deve
cercare rifugio in Svizzera, mentre nel suo
partito una commissione è incaricata di
giudicarne le posizioni politiche.
Terracini non
attende in Svizzera le conclusioni
dell'inchiesta (che arriveranno, con la
"riabilitazione", il 14 dicembre del 1944) e
chiede ed ottiene, dal CLNAI di passare
nella repubblica partigiana dell'Ossola,
dove ha l'incarico di segretario della
Giunta di governo. Dopo la Liberazione,
Terracini entra nel Comitato centrale e
nella Direzione del PCI.
È capogruppo dei
senatori comunisti per due legislature.
Soprattutto è membro della Consulta e il 2
giugno 1946 è eletto presidente
dell'Assemblea Costituente. È Terracini che
appone
la sua firma, con Enrico De Nicola e Alcide
De Gasperi, alla Costituzione della
Repubblica. Terracini ha
esercitato la sua professione di avvocato
soltanto quando si è trattato di difendere i
perseguitati, gli antifascisti, le vittime
della violenza.
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