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Durante i
quarantacinque giorni del governo Badoglio,
Giaime Pintor, letterato e giornalista di
famiglia sarda, si trova a Roma, dove si era
laureato in legge.
È tra i giovani
che chiamano il popolo alla resistenza, a
sostegno dei reparti armati a Porta San
Paolo.
Caduta la
Capitale, varca le linee tedesche e si porta
a Brindisi e a Napoli, dove tenta di
organizzare corpi armati italiani. Il
comando inglese lo incarica di guidare un
piccolo gruppo, che avrebbe dovuto
raggiungere le prime formazioni partigiane
operanti nel Lazio.
Pintor parte, ma
quasi avesse una premonizione, scrive una
lucida lettera-testamento al fratello
minore, Luigi.
Quando il
gruppetto di Giaime arriva di notte nelle
campagne di Castelnuovo al Volturno, sulle
pendici di Monte Marrone, non sa che, la
sera prima, i tedeschi hanno minato la zona
lungo il Garigliano.
Muore
così a 24 anni, dilaniato da un'esplosione,
una delle promesse della letteratura
italiana contemporanea.
Giaime si era
già affermato con i suoi studi di
letteratura tedesca, con gli scritti, in
qualche caso trasparentemente antifascisti,
usciti, a partire dal 1938, su Oggi,
Primato, la Ruota,
Aretusa, Letteratura,
Campo di Marte e firmati con gli
pseudonimi di Mercurio e di Ugo Stille.
Durante un periodo di soggiorno a Torino,
come ufficiale di complemento, il giovane
intellettuale aveva lavorato con Cesare
Pavese e Leone Ginzburg all'impianto e ai
primi successi della allora neonata casa
editrice Einaudi, presso la quale sono poi
uscite postume molte delle sue opere.
Ricordiamo la raccolta di scritti Il
sangue d'Europa, la traduzione in versi
italiani delle Poesie di Rilke, la
traduzione di Katchen di Mellbronn
di M. von Kleist, Il teatro
tedesco scritto con Lionello Vincenti.
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