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Nato
in una famiglia modesta, Capitini si dedica
dapprima agli studi tecnici per necessità
economiche e, in seguito, a quelli letterari
come autodidatta. La madre lavora come sarta e
il padre è impiegato comunale, custode del
campanile municipale di Perugia. Ritenuto
inabile al servizio militare per ragioni di
salute, non partecipa alla prima guerra
mondiale. Dopo gli studi della scuola tecnica e
dell'istituto per ragionieri, dai diciannove ai
ventuno anni si dedica alla lettura dei classici
latini e greci, studiando da autodidatta anche
dodici ore al giorno, dando così inizio al suo
lavoro ininterrotto di approfondimento interiore
e filosofico.
Nel
1930 viene nominato segretario della Normale di
Pisa. Durante il periodo trascorso a Pisa,
Capitini matura la scelta del vegetarianismo
come conseguenza della scelta di non uccidere, e
ogni suo pasto alla mensa della Normale diventa
un comizio efficace e silenzioso,
un'affermazione della nonviolenza in opposizione
alla violenza del regime fascista.
Promuove
tra gli studenti della Scuola Normale riunioni
serali dove diffonde e discute scritti sulla
nonviolenza e la nonmenzogna. Allorché
Baglietto, recatosi all'estero con una borsa di
studio, rifiuta di tornare in Italia in quanto
obiettore di coscienza al servizio militare,
scoppia lo scandalo e il direttore della Scuola
Normale Giovanni Gentile per reazione chiede a
Capitini l'iscrizione al partito fascista.
Capitini rifiuta e Gentile ne decide il
licenziamento.
Nel febbraio 1942 la
polizia fascista effettua una retata nel corso
di una riunione del gruppo dirigente
liberalsocialista, in seguito alla quale
Capitini e gli altri partecipanti alla riunione
vengono rinchiusi nel carcere fiorentino delle
Murate. Dopo quattro mesi Capitini viene
rilasciato, grazie alla sua fama di "religioso".
«Quale tremenda accusa contro la religione, se
il potere ha più paura dei rivoluzionari che dei
religiosi», commenterà più tardi.
Nel maggio 1943 Capitini
viene nuovamente arrestato, questa volta nel
carcere di Perugia, e viene definitivamente
liberato col 25 luglio.
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