BOVES

Cittadina in provincia di Cuneo

 

 

L'eccidio di Boves, cittadina di circa diecimila abitanti in provincia di Cuneo, viene compiuto dai nazisti in due momenti: il 19 settembre 1943 e poi tra il 31 dicembre 1943 ed il 3 gennaio 1945. E' la prima strage nazista in Italia.
Si costituisce a Boves, nel 1943, per resistere ai nazisti, una formazione partigiana, che dopo l'8 settembre, data dell'armistizio Badoglio, si rifugia sulle montagne che sovrastano Boves. E' composta da fuoriusciti dall'esercito italiano Li comanda un ex ufficiale, Ignazio Vian. Il 16 settembre, con un proclama, il maggiore maggiore delle Waffen SS Joachim Peiper comunica che i fuoriusciti dall'esercito italiano, saliti in montagna, considerati banditi, verranno uccisi. La stessa sorte sarebbe toccata a chi li avesse aiutati. Peiper recatosi a Boves, minaccia di bruciare il paese se tutti i soldati non si presenteranno. Il 19 settembre, domenica, un gruppo appartenente a quella formazione partigiana, recatosi a Boves per fare provviste, trova davanti a sé, in Piazza Italia, una Fiat 1100 con sopra due tedeschi delle SS. I partigiani li catturano, senza che i due oppongano resistenza, e li conducono prigionieri nel loro rifugio, in Val Colla. Lì, i due nazisti vengono interrogati sulla loro presenza a Boves. Neppure un'ora dopo la cattura, arrivano a Boves due grandi automezzi tedeschi, pieni di militari, che, distrutta la centralina telefonica, raggiungono il torrente Colla. Abbandonati gli automezzi, proseguono a piedi. Alle 12 inizia la battaglia con i partigiani, che li costringono a indietreggiare. Muoiono il partigiano genovese Domenico Burlando e un militare tedesco. Alle 13, le SS tornano a Boves, lì incontrano il grosso dei militari guidato da Peiper, che minaccia una rappresaglia se i partigiani non consegneranno i due prigionieri. Il tedesco assicura però che se i due saranno liberati, Boves verrà risparmiata. Aggiunge che "la parola d'onore di un ufficiale tedesco vale gli scritti di tutti gli italiani". Con un'auto e una bandiera bianca il parroco, don Bernardi, e un industriale, Vassallo, per ordine di Peiper, raggiungono i partigiani in montagna, che infine si convincono a riconsegnare le due SS e l'auto. Malgrado ciò, venendo meno alla parola data, Peiper dà inizio all'eccidio, incendiando 350 case del paese. I tedeschi uccidono 25 persone, tra esse il parroco e Vassallo, che vengono bruciati vivi. Viene ucciso pure il viceparroco, il ventitreenne don Mario Ghibaudo. Tra il 31 dicembre 1943 ed il 3 gennaio 1945, come detto, la cittadina subisce nuove violenze. Mi riferisco sia ai rastrellamenti sulle montagne di Boves, che al nuovo incendio del paese . I morti sono più di 50, sia civili che partigiani.
Il generale Peiper, arrestato alla fine della guerra, viene condannato all'impiccagione, non per Boves, ma per il massacro di Malmedy, in Francia, che costò la morte a 129 persone. Poi però la pena viene commutata all'ergastolo. In realtà, il criminale nazista viene scarcerato nel 1956. Morirà nel 1976 , durante l'incendio della sua casa, in Francia, colpita da bombe Molotov.

 
 

Racconto tratto dal sito  "la Repubblica@scuola"

 

 

 

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