GALLIANO ROCCO

Medaglia d’Argento al Valor Militare

Nato a Pinasca, nei pressi di Pinerolo, il 16 agosto 1920, fucilato alle Casermette di Rivoli, il 25 febbraio 1945. Militare in Artiglieria Alpina, dopo l’8 settembre entra a far parte della Divisione Autonoma Val Chisone.

Per un certo periodo i partigiani della banda che faceva capo a Rocco Galliano si nascosero in borgata Servel nel comune di Pinasca.

Con l’aiuto delle due famiglie lì residenti, i partigiani avevano costruito un nascondiglio molto particolare. Con del legname avevano costruito un riparo tra un cortile e il prato sottostante, approfittando del pendio scosceso su cui sorge la borgata. Tutto era poi stato ricoperto con del letame, salvo l’ingresso, mimetizzato con della terra smossa e una gerla appoggiata contro. Ogni volta che c’era pericolo i partigiani si rifugiavano lì e la mamma di Cesira (Nella Storero) si incaricava di occultare l’ingresso. In un angolo era stato ricavato un piccolo buco che metteva in comunicazione il cortile con il sottostante rifugio e se la permanenza si protraeva la donna forniva agli uomini cibo e una latta per i propri bisogni.

Di tanto in tanto saliva a trovarlo la fidanzata, Giulia Damiano, accompagnata dal fratello. Per sorvegliare la coppia veniva incaricata la piccola Cesira, che ricorda di essere stata allontanata dai due ragazzi con un pretesto. Risentita la bimba si lamentava con la mamma: « Non so perché sono dovuta andare a cercare l’aglio da Rosa, sono sicura che in cucina ce n’era!».

Un altro ricordo è legato ad un momento particolarmente drammatico: durante un rastrellamento i ragazzi scappavano dal fondovalle verso il loro rifugio quando incontrarono Cesira con sua madre all’inizio della borgata (Servel Martin). La donna insisteva perché si nascondessero immediatamente dal momento che il pericolo incombeva, ma Rocco con tutta tranquillità si avvicinò alla bambina e dall’interno della giacca estrasse un bambolotto, più simile ad un piccolo pagliaccio. Cesira ad anni di distanza lo descrive con affetto: «Aveva il vestito di due colori, largo sui fianchi, come un clown, me lo ricordo bene perché è stato l’unico bambolotto che ho avuto».

Nonostante la tenera età a Cesira non fu risparmiata la vista del suo “amico” giustiziato a Rivoli. Il giorno del suo funerale la bara fu portata nel cimitero di Pinasca e aperta perché tutti lo potessero vedere. In realtà solo il viso era esposto, protetto da un vetro, ma si è impresso negli occhi della bambina: un rivolo di sangue rappreso gli usciva dal naso.