I bombardamenti

 
 

BAUDANO Lucia

Abbiamo avuto due bombardamenti a Rivoli e ci sono stati dei morti.

Un bombardamento è avvenuto in Via Roma. Lì c’era il tabarin della signora (omissis). Vi si radunavano gli ufficiali, perché a Rivoli con il Castello di ufficiali ce ne sono stati sempre molti. Veniva anche il Principe che poi è diventato Re, e anche molti signori di Rivoli.

C’era un giardino tutto illuminato con lumicini cinesi, e dalla statale si vedeva questo posto elegante dove ballavano, andavano con gli abiti lunghi e alle volte davano qualche serata, come chiamarla, di beneficenza.

Quella sera c’era un tenente di Ala di Trento che partiva per il fronte russo e aveva avuto il permesso di fare andare lì gratis tutti gli amici che aveva conosciuto a Rivoli e aveva invitato anche mio papà. Il bombardamento è venuto presto, non erano neanche le dieci, e là le feste cominciavano sempre tardi.

Infatti papà era ancora a casa e sentendo le sirene non ha voluto lasciarci sole. In seguito al bombardamento ha preso fuoco la segheria di Gherzi e le fiamme, con tutta la legna che c’era, sono diventate una cosa spaventosa e hanno illuminato il Castello.

Allora gli aerei vedendo un castello e non sapendo che cosa fosse lo hanno bombardato. In linea diretta, dall’altra parte, rimaneva il cabaret. Come rifugio avevano costruito sotto la montagna una galleria e scappavano di lì.

Quando suonava l’allarme il dottor Rossano ci faceva andare nei prati vicini alla sua cascina, che era fuori Rivoli, sulla strada per Villarbasse, e stavamo lì finché finiva il bombardamento.

La bomba probabilmente ha smosso la terra che è caduta sopra quelli che scappavano dal tabarin e nello spavento generale, al buio, è morto il tenente che doveva partire l’indomani per la Russia.

Gli altri bombardamenti sono stati alla stazione.

Il palazzo all’angolo con la piazza, dove ci sono i portici, è stato centrato in pieno. Erano tutti scesi in cantina, però un lato del palazzo è crollato. Tanti li abbiamo salvati, papà era andato giù ed io sono andata con lui e abbiamo passato la notte lì. Erano rimasti sotto le macerie la signora Mens e i suoi tre bambini. Non riuscivamo in nessun modo ad estrarli dalle macerie, gli uomini con le pale cercavano di tirare su il trave. La madre urlava di salvare i figli e anche i bambini urlavano. Sono morti tutti e quattro, non siamo riusciti a salvarli. È stato il parroco a dare la notizia al marito quando è arrivato dalla Philips dopo il turno di notte.

C’è stato anche un ferito, che si è salvato entrando in un cumulo di terra che era stato fatto nelle piazza dove c’è il monumento ai caduti.

Si può dire che Gherzi ha perso l’intera segheria. Il papà era andato a salvare i cani che teneva legati alla catena, ma non è riuscito ad avvicinarsi e li ha visti bruciare vivi.

 
 

 
 

BELLETTATI  Augustina

Una notte, quando c’è stato un bombardamento, io e mio marito Giuseppe siamo corsi a casa dei miei genitori. Mio papà, che era paralizzato e non poteva muoversi dal letto, era rimasto in casa e aveva le mani e la faccia ferite perché i pezzi di vetro della porta gli erano caduti addosso. La mamma era scappata in cantina e con lei c’era la signora Simioli con i suoi figli e anche altra gente perché nella casa Tavolata c’erano quaranta famiglie.

Era uno strazio vedere Rivoli; si vedeva solo fuoco, da piazza Aldo Moro al Castello. Siamo stati sotto i bombardamenti un bel periodo, finché poi è finito tutto, ma l’abbiamo passata brutta.  

 
 

 
 

BUROCCHI Lorenzo

Una bomba ha demolito la casa all’angolo di piazza Principe Eugenio e sono morte una decina di persone, fra le quali anche due o tre bambini.. Un aeroplano ha sganciato due bombe, una è caduta vicino via Roma e ha preso in pieno un pino e l’ ha sradicato. Le radici dell’albero andavano a finire fin sotto al rifugio e quindi quelli che si erano nascosti lì dentro sono scappati e nella fuga c’è stato qualche morto. La casa di fronte è stata rasa al suolo.

Io e mio padre prima abbiamo spento l’incendio a casa nostra, poi siamo andati a spegnere l’incendio al municipio vecchio in via Capra, dove c’era la maternità, c’erano le suore con i bambini; infine siamo andati alla stazione e abbiamo trovato la casa rasa al suolo.

In via Rombò abbiamo dato una mano a Vietti perché la sua casa aveva preso fuoco.

A Borgo Nuovo, in via Roma, tutti i fili della luce spezzati oscillavano, c’erano grandi fiammate e non era possibile salire. Non ricordo la data, ma è stato il solo bombardamento a Rivoli.

Il disastro più grosso, come ho detto, è avvenuto alla stazione. In via Rombò era già stato distrutto il convento di clausura.

 
 

 
 

LEONE Pierina

C’è stato un bombardamento che ha colpito una casa all’angolo della piazza. Mi sembra ci siano stati due morti. Comunque facevano rappresaglie. Se sapevano che qualcuno aveva simpatia per i partigiani era finita. Infatti noi siamo andati via quando ci avevano buttato una bomba perché i miei fratelli erano in montagna.

 
 

 
 

MACARIO Giovanni

Ricordo il primo bombardamento su Torino. La guerra è stata dichiarata il 10 giugno del ‘44 e mi pare che nella notte abbiano bombardato Torino, specialmente Borgo San Paolo.

A dire la verità era uno spettacolo vedere da Rivoli i fari, gli shrapnel, i proiettili traccianti. Si vedevano fuochi d’artificio, e quando venivano giù le bombe sentivi un fracasso tremendo.

Da noi hanno bombardato tutt’attorno, non nel paese.

Noi eravamo ragazzini e ci sembrava di divertirci, però avevamo anche paura, bisognava ripararsi dalla contraerea. Ce n’era una a Cascine Vica, dove c’è corso Allamano, una batteria tedesca con degli 88 che piantavano delle sberle che facevano paura.

 
 

 
 

PARACCA Gina

Quando c’erano i bombardamenti noi andavamo in cantina perché non c’erano i rifugi.

La notte che è caduta una bomba in piazza Martiri è morta un’intera famiglia, erano sette o otto; sono morti per soffocamento.

 
 

 
 

SIMIOLI Abe

Quando c’erano i bombardamenti si scappava nei rifugi che avevano fatto mio papà e altre persone. Dietro la colonia di via Luigi Gatti, lì sotto, c’erano i rifugi a serpentina. Avevano un ingresso che sembrava dritto, poi c’era subito la serpentina in maniera che i vuoti d’aria del bombardamento non arrivassero lì.

Avevano fatto dei sedili di terra scavando ancora all’interno, perché non si poteva utilizzare la legna che serviva per riscaldarsi. Tutti noi della casa Tavolata andavamo lì e anche quelli che avevano le cascine. Stavamo tutti al buio, niente illuminazione, soltanto le candele.

Noi ragazzini andavamo sopra la colonia; anche mio padre veniva su alla colonia. Una bomba è caduta sul silo, dove c’è adesso il mercato e dove allora c’erano i militari con una tenda e l’ ha scoperchiata. Mio padre ci ha buttati a terra perché ha sentito il fischio. L’altra bomba, scoppiata in piazza Martiri della Libertà,  ha fatto  crollare tutta la casa. Lì sotto  c'erano anche i rifugi.

Al fondo di Rivoli, dove c’è adesso quello delle moto, c’era una fabbrica di telefoni e lì hanno buttato delle bombe incendiarie e tutto ha preso fuoco. Noi giovani scappavamo sempre per andare a vedere.

 
   
 

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