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Il 29 dicembre
1944 vengono fucilati in Piazza Principe Eugenio, oggi Piazza
Martiri della Libertà: Giuseppe Venturello, Decimo Bellettati,
Egisippo Simioli, Giuseppe Castagno.
Racconta
Agostina BELLETTATI:
Era il 27 dicembre del ’44
alle ore 20,45 ora del coprifuoco.
Il gruppo era andato a
Tetti a prendere un vitello con buono del CLN. Desiderosi di
salutare la madre, i miei fratelli, insieme ai compagni, nella
via del ritorno decisero di fare una breve sosta nella casa
materna.
La loro visita fu subito
notata da due fascisti. Dopo aver convenuto che il gruppo era
troppo numeroso per intervenire, avvisarono la “Folgore” che
dalla Casa del Fascio giunse a circondare l’abitazione quasi
immediatamente.
Il gruppo dei partigiani
non aveva armi e, alle richieste di spiegazioni sulla
provenienza del vitello, affermarono che era stato acquistato
alla borsa nera, poiché lo sfamarsi era, nonostante tutto, una
insopprimibile necessità.
I miei fratelli cercarono
di tranquillizzare mia madre, affermarono che non avevano mai
avuto armi, e che pertanto i timori di una tragica soluzione
della vicenda, erano infondati.
Simioli non ebbe neanche il
tempo di salutare la moglie: li arrestarono tutti e cinque e li
portarono alla Casa del Fascio.
Appena seppi della cattura
dei miei fratelli recandomi da mia madre Zita che abitava in Via
Luigi Gatti 5, corsi disperata alla Casa del Fascio ma non mi
permisero di entrare.
Mi fermai dalla famiglia
del Geom. Rosa Nicola che mi diede dei soldi per tentare di
ricevere, dietro pagamento, il buono con cui i miei fratelli
avevano acquistato il vitello e distruggere in tal modo la prova
di condanna.
Trafelata giunsi alla
cascina ma, mio malgrado, mi informarono che il buono era già
stato preso dalle SS fasciste.
Il giorno 28 dicembre i
fascisti fecero affiggere ai muri della città un manifesto che
annunciava la condanna a morte per fucilazione di Decimo
Bellettati, Egisippo Simioli, Giuseppe Castagno e Giuseppe
Venturello.
Andai da don Luigi il quale
mi disse che non poteva più fare niente per i condannati ed
esclamò: “Hanno sete di sangue”.
Don Luigi celebrò il rito
di matrimonio religioso unendomi a Giuseppe Venturello alle 11.30
del 29 dicembre 1944. Mezz’ora dopo sarebbe stato ucciso con i
suoi compagni in piazza Martiri, davanti alla Chiesa di
Sant’Agostino (ora Banca San Paolo). I fascisti risparmiarono
mio fratello Giovanni, perché aveva solo 15 anni, e l’altro mio
fratello Alvaro, graziato quale cognato di Venturello.
Alvaro lavorò per un po’ di
tempo alla FIAT e successivamente, per evitare vessazioni, si
trasferì a Riva del Garda con l’aiuto della famiglia Rosa che in
più occasioni si prestò a favore dei partigiani.
Purtroppo il 28 aprile 1945
Alvaro venne ucciso durante una sparatoriaavvenuta a Riva del
Garda mentre i fascisti si stavano ritirando.
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Biografia tratta da “ Testimonianze sulla Resistenza a Rivoli”
Collana Pubblicazioni del Consiglio di Biblioteca Città di
Rivoli – anno 1985 (testimonianza di Agostina BELLETTATI vedova
VENTURELLO)
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