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Il
21 luglio 1942, con i gradi di sottotenente,
parte per il fronte russo dalla stazione di
Collegno con la tradotta della 46a Compagnia del
Battaglione Tiràno, 5o Reggimento Alpini della
Divisione Tridentina dopo addestramento alle
Casermette di Rivoli.
Vive l'esperienza della guerra in tutta la sua
crudele sofferenza, toccando con mano la
tragedia dell'impreparazione e dell'abbandono
delle truppe, il tradimento dell'alleato, la
corruzione delle retrovie. Al suo ritorno a
Cuneo decide di lottare contro quella guerra,
contro i tedeschi e il fascismo e diventa uno
dei primi organizzatori del movimento partigiano
nel cuneese.
Insieme a Piero Bellino e ad altri ufficiali
costituisce una formazione partigiana che chiama
“Compagnia Rivendicazione Caduti” proprio in
nome dei tantissimi soldati morti in Russia.
Nel febbraio del 1944 sale a Paraloup (Valle
Stura), sede della banda “Italia Libera” di
Dante Livio Bianco e Duccio Galimberti e si
unisce alle formazioni di Giustizia e Libertà,
acquisendo un ruolo di primaria importanza anche
in ragione della sua esperienza militare.
Fronteggiati i rastrellamenti della primavera a
capo della IV Banda, Nuto Revelli assume quindi
il comando della Brigata Valle Vermenagna e
della Brigata Valle Stura “Carlo Rosselli”,
inquadrate nella I Divisione GL. Con queste
forze, nell'agosto del 1944 riesce a bloccare,
in una settimana di scontri durissimi, i
granatieri della 90a Divisione corazzata tedesca
che puntava al valico del Colle della Maddalena,
agevolando così lo sbarco degli Alleati nel sud
della Francia.
Nei giorni della Liberazione, Revelli comanda la
V Zona partigiana del Piemonte.
Nuto Revelli ha scritto il testo del famoso
canto partigiano Pietà l'è morta ed è coautore
della Badoglieide. Dalle esperienze della guerra
fascista e della lotta partigiana e
dall'interesse per la storia vista “dal basso”,
ha tratto ispirazione per i suoi libri, tutti
editi da Einaudi: Mai tardi. Diario di un
alpino in Russia, La guerra dei poveri
(1962), La strada del Davai (1966),
testimonianze di quaranta alpini sulla guerra e
la prigionia in Russia, libro-inchiesta che
troverà la naturale evoluzione in L'ultimo
fronte. Lettere di soldati caduti o dispersi
nella seconda guerra mondiale (1971).
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