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Le azioni in pianura

Lo sbarco degli anglo-americani nella Francia meridionale (15 agosto) incoraggiò e illuse gli italiani delle regioni nord-occidentali; l’iniziativa partigiana, peraltro mai interrotta nemmeno durante l’offensiva nazifascista, riprese così a ritmo incalzante: quasi ogni giorno vennero sabotati ponti, tralicci della linea elettrica, stazioni di smistamento, binari della linea ferroviaria, in un crescendo che sembrava preludere all’insurrezione generale. Nel contesto della ripresa delle operazioni di disturbo delle forze nazifasciste, alcune azioni rivestirono, per le finalità o i risultati, un rilievo particolare; tra queste l’assalto all’Aeronautica d’Italia (18 agosto), l’attacco alla polveriera di Casellette (5 settembre) e i numerosi colpi di mano ai depositi alimentari di fondo valle.
Il campo d’aviazione dell’Aeritalia, tra Torino e Collegno, ospitava al suo interno uno stabilimento Fiat per la costruzione di aerei militari e di altro materiale bellico, ed era per questo uno degli obiettivi potenziali dei bombardamenti anglo-americani. L’attacco, voluto dal Comando generale delle Brigate Garibaldi, aveva quindi una finalità che andava ben oltre la solita necessità di sopperire all’endemica penuria di armamento e riguardava la protezione della popolazione civile dalle conseguenze della guerra. A spingere l’operazione era poi la considerazione dell’effetto psicologico che avrebbe suscitato, anche presso i lavoratori, un grande colpo così vicino alla città e per di più in un luogo fortemente presidiato dalle truppe nazifasciste. L’attacco, preparato meticolosamente a partire da una dettagliata descrizione del campo di volo e con la collaborazione di alcuni dipendenti dello stabilimento appartenenti alla Sap, richiese l’impegno di circa centosettanta garibaldini, in maggioranza appartenenti alla 17a “Felice Cima”.
All’una di notte del 18 agosto, guidati da Pino Monfrino, Vittorio Blandino e Mario Castagno, i partigiani penetrarono all’interno dell’officina e si allontanarono con un consistente bottino di armi, munizioni, carburante ed equipaggiamento militare, dopo aver neutralizzato il presidio di vigilanza, danneggiato il materiale bellico che non poteva essere trasportato e distrutto documenti e progetti industriali. Verso le 11 di quello stesso mattino, l’eco di decine di spari fu sentito in bassa valle fino ad Avigliana: erano gli uomini della 17a che, giustificandosi dietro l’esigenza di provare le armi sottratte all’Aeritalia, festeggiavano il successo dell’operazione.
Meno impegnativo sul piano militare ma molto più beffardo, almeno relativamente al risultato, fu il colpo di mano al Monopolio di Stato di Torino, dal quale fu asportata più di una tonnellata di sigarette che riportavano sul pacchetto un augurio del prefetto per i camerati in armi, fatto che fece particolarmente assaporare ai partigiani il piacere di fumare. In questa come in altre occasioni, il bottino venne spartito anche con la popolazione civile, fatto che contribuì a creare un’atmosfera di solidarietà intorno al movimento partigiano; alcuni scatoloni di sigarette, per esempio, furono inviati all’ospedale partigiano di Margone, in valle di Viù, mentre i dolciumi sottratti alla Wamar di Torino furono utilizzati per confezionare una “calza” distribuita ai bambini in occasione della Befana 1945.