La Resistenza
L’eccidio di Cefalonia e Corfù segna l’inizio della Resistenza, un fenomeno che accomuna l’Italia alla Norvegia, alla Danimarca, alla Polonia, all’Olanda, al Belgio, alla Francia, alla Jugoslavia, alla Grecia ed all’Urss, Paesi europei in cui una parte più o meno grande della popolazione ha scelto di opporsi con le armi all’occupazione tedesca. Sono proprio i militari, sbandati dopo l’armistizio ed impossibilitati a raggiungere le proprie case, a formare spontaneamente i primi gruppi armati, bande facenti riferimento al Cln, sui monti del Piemonte, della Liguria e del Friuli, con al loro fianco intellettuali, professionisti, studenti ed operai. A fine settembre, la Resistenza non supera i 1.500 effettivi. Tra loro, gli individui maturi e pienamente consapevoli sono pochi, esponenti di quella minima parte di italiani che ha abbracciato la causa antifascista ben prima del 1943, che non si è piegata di fronte alla violenza ed alla propaganda del regime. Molto più numerosi sono invece i giovani, che hanno scelto la via dell’opposizione armata spesso sospinti da quel ribellismo definito dallo storico Guido Quazza come “antifascismo esistenziale”. Ciò che accomuna i primi partigiani è solo la
netta rottura con il passato, così che coloro che già
hanno sedimentato valori antifascisti sono soliti adoperarsi in un’attività
di formazione ideologica, etica e morale nei confronti di chi, formatosi
invece sotto il regime, ha deciso di ripudiarlo davanti all’orrore
della guerra o di chi, magari ammirando la “Germania che vince
sempre”, ha accettato il conflitto per tre anni senza ribellarsi. |
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