All’entusiasmo
estivo seguì così il disincanto, amplificato dalle precoci
nevicate dei primi giorni di ottobre. Abbandonare la lotta nel periodo
invernale per poi riprenderla in primavera era peraltro improponibile;
l’unica realistica prospettiva era prepararsi per affrontare un
altro inverno in montagna e la prevedibile reazione nazifascista, ormai
libera dal compito di contenere l’avanzata anglo-americana.
Prima di tutto si trattò di ritrovare le motivazioni, anche a
dispetto del bando di clemenza per i renitenti alla leva promulgato
dalla Rsi (28 ottobre) e del proclama Alexander (13 novembre), che invitava
i partigiani a interrompere le operazioni e a porsi sulla difensiva,
in attesa della primavera e della ripresa dell’offensiva alleata.
E ci volle tutto l’impegno e il carisma dei comandanti per impedire
che le difficoltà pratiche e lo sconforto avessero il sopravvento.Per
questo fu messa in atto una serie di iniziative volta a migliorare i
rapporti con gli abitanti della valle e renderli partecipi della lotta
partigiana.
In
questo senso vanno intesi gli incontri dei rappresentanti dei comandi
della Brigata con le personalità più autorevoli della
zona, la decisione di assegnare a ogni
distaccamento una definita competenza
territoriale e quella di intervenire con durezza contro coloro, partigiani
e non, responsabili di rapine e grassazioni a danno della popolazione.
Fu
in questo clima che la “Felice Cima” riprese l’esperienza,
già attuata dal distaccamento “Faleschini” tra luglio
e agosto, dei giornali delle unità, che si rivelarono efficaci
strumenti sia per contrastare le spinte centrifughe, ribadendo e anzi
rafforzando i legami tra gli elementi e tra le formazioni, sia anche
e forse soprattutto per la stessa maturazione politica dei partigiani.a
affermavano anzitutto la propria identità e secondariamente ricominciavano
a interrogarsi sugli obiettivi della loro scelta e sulle prospettive
future.
La
scuola per i commissari politici, organizzata a Favella dal 4 all’11
dicembre, rispondeva alle stesse finalità: offrire ai giovani
partigiani un orizzonte di riferimento storico-politico entro cui collocare
le prospettive della lotta in corso.Oltre a rimotivare gli
uomini, occorreva poi creare le condizioni per la sopravvivenza della
Brigata, in una stagione che non permetteva di utilizzare le basi estive
e nemmeno di ripiegare verso la cima delle montagne in caso di aggressione.