Il fallimento delle occupazioni
si ripercuote sull’unità dello Psi.
Al congresso di Livorno, convocato
nel gennaio del 1921, la maggioranza riformista, guidata dal fondatore
del partito Filippo Turati, è contrastata frontalmente dall’ala
rivoluzionaria. Sono in particolare i comunisti di Gramsci a dar battaglia,
accusando la direzione d’aver condannato alla sconfitta l’occupazione
delle fabbriche, con la mancanza d’indicazioni precise.
Gramsci, seguito da molti altri militanti, decide di uscire
dallo Psi per fondare il Partito comunista d’Italia (Pcd’I).
La neonata forza politica può
contare su L’Ordine nuovo, quotidiano che costituisce un eccellente
strumento di propaganda ed organizzazione, su un ampio seguito nella
Cgdl e su una presenza territoriale radicata soprattutto nel triangolo
industriale, grazie al controllo di circoli di quartiere, “case
del popolo” e cooperative.