Indietro
   Home
Avanti

La crisi sociale

Il conflitto ha permesso alla grande borghesia di accrescere a dismisura la propria ricchezza ed il proprio dominio sociale: i maggiori proprietari terrieri hanno guadagnato fortune con la vendita di grano e di carne alle forze armate; i principali industriali hanno moltiplicato i profitti rifornendo l’esercito di armi ed altri materiali bellici; i banchieri hanno aumentato gli utili prestando capitali agli industriali.

D’altro canto, la dolorosa esperienza maturata nelle trincee ha conferito al proletariato urbano e rurale una nuova coscienza di sé, permettendogli di comprendere la propria importanza nell’ambito della collettività. E’ proprio tale consapevolezza a consentire a questa classe sociale di rivendicare con forza, a guerra finita, il diritto di ottenere migliori condizioni di vita e di lavoro.

Quanto ai borghesi piccoli e medi, il loro ritorno alla pace è accompagnato da un senso di cocente frustrazione. L’essersi identificati fin dall’inizio nel mito nazionalista della guerra e l’aver ricoperto incarichi di comando intermedio al fronte li ha persuasi di essere stati gli effettivi artefici della vittoria, ma i trattati internazionali non hanno ammesso l’Italia nel ristretto novero delle grandi potenze, mentre la società non ha riconosciuto loro i benefici che credevano dovuti.