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L’Italia divisa

La Wehrmacht allestisce una solida difesa tra Ortona e Gaeta (linea Gustav) e, il 12 settembre, libera Mussolini con l’incursione di un commando di paracadutisti, conducendolo in Germania.

Dal canto loro, gli Alleati attuano un terzo sbarco militare il 9 settembre, localizzandolo però a Salerno anziché –come stabilito nelle trattative segrete precedenti l’armistizio- nel Lazio, da dove sarebbe stato più semplice procedere alla liberazione di Roma.

Il 18 settembre, parlando alla radio da Monaco di Baviera, Mussolini manifesta gratitudine a Hitler e dichiara che la monarchia, per aver tradito il fascismo, ha perso ogni ragione di vita e dovrà essere sostituita con la repubblica; nel discorso, egli espone quattro punti programmatici: la ripresa delle armi a fianco della Germania; la riorganizzazione delle forze armate; l’eliminazione dei “traditori” del fascismo; l’annientamento delle “plutocrazie” e la centralità del lavoro nell’economia e nello Stato.

Dopo il ritorno di Mussolini nel territorio occupato dai tedeschi in Italia, il 23 settembre si costituisce formalmente la Repubblica sociale italiana (Rsi), con capitale a Milano, ma il cui governo è insediato a Salò, sul lago di Garda; alla Rsi sono però sottratti il Trentino Alto Adige e le province di Udine e Belluno, direttamente annessi al Reich.

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Anche la parte di penisola liberata dagli Alleati conosce un frazionamento: il regno del Sud, peraltro controllato da una commissione anglo-americana, ha giurisdizione sulle sole province di Bari, Brindisi, Lecce e Taranto, mentre il resto dell’Italia meridionale è retto dal Governo militare alleato nei territori occupati (Amgot)