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L’armistizio

Mentre gli Alleati, compiuto un secondo sbarco di truppe in Calabria, dilagano nel Sud della penisola ed intensificano i bombardamenti sui centri urbani e sui nodi delle comunicazioni, il re e i vertici istituzionali attivano i contatti segreti che preludono la firma dell’armistizio di Cassibile (3 settembre).

L’8 settembre, Vittorio Emanuele III ed il gruppo dirigente a lui fedele -comprendente i vertici delle forze armate, diversi ministri e il capo della polizia-, dopo aver ufficialmente comunicato al Paese l’avvenuto armistizio, fuggono da Roma a Brindisi, ponendosi sotto la protezione anglo-americana.

In questa delicatissima contingenza, l’esercito italiano riceve un solo, ambiguo, ordine: cessare di combattere gli Alleati, ma reagire agli attacchi “di qualsiasi altra provenienza”.

L’iter seguito dal re, pur essendo il solo realisticamente praticabile, è tardivo, ma soprattutto gestito malissimo. Le trattative segrete, condotte illudendosi di poter tener a bada i tedeschi con la dichiarazione di voler proseguire la guerra al loro fianco, la successiva partenza precipitosa da Roma e le vaghe indicazioni finali fornite alle forze armate non possono che condurre ad una catastrofe.

I tedeschi assumono i poteri militari in tutta l’Italia centro-settentrionale e prendono iniziative contro il nostro esercito, non solo sul territorio nazionale, ma anche in Francia, Grecia, Albania e Jugoslavia.

Dei circa due milioni di soldati italiani attaccati, disarmati e messi di fronte all’alternativa tra arruolarsi nella Wehrmacht o essere deportati in Germania, meno di centomila accettano la prima possibilità, mentre circa settecentomila subiscono la seconda.

Il numero dei militari caduti nei giorni seguenti l’armistizio non è mai stato calcolato con precisione, ma, per rendere un’idea delle proporzioni del dramma, basta ricordare i 7.749 effettivi della divisione Acqui, uccisi nelle isole greche di Cefalonia e Corfù dopo essersi opposti con le armi ai tedeschi, e i 1.253 marinai della squadra navale di stanza a La Spezia e a Genova, periti sotto il bombardamento della Luftwaffe.