Il regno del Sud e gli Alleati
Il 29 settembre 1943, a Malta, il regno del Sud stipula con gli Alleati il cosiddetto “armistizio lungo”, destinato a completare la resa militare di Cassibile negli aspetti economici e politici. In particolare, esso prevede da una parte che gli Alleati esercitino il completo controllo del territorio e delle risorse nella parte di penisola da essi occupata, e, dall’altra, che il regno del Sud sia riconosciuto ufficialmente come il solo, legittimo Stato italiano. La dichiarazione di guerra alla Germania, avvenuta il 13 ottobre, permette all’Italia di ottenere lo status di Paese cobelligerante anziché sconfitto, ma gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sono tutt’altro che concordi sul futuro politico del Paese. Mentre gli americani pensano ad un ruolo autonomo nell’ambito del sistema d’alleanze occidentale e, alla luce di ciò, propendono per un superamento dell’esecutivo Badoglio così da includere nel governo i partiti del Cln, i britannici, che intendono imporre la propria egemonia sul bacino del Mediterraneo, inclinano per un rango debole e subordinato e, di conseguenza, per un mantenimento dell’assetto esistente. Questo dissidio sarà sanato nella conferenza di Teheran (28 novembre–2 dicembre), in cui la Gran Bretagna, in cambio della rinuncia ad un diretto intervento nella penisola balcanica, otterrà dagli Usa il riconoscimento della propria maggior responsabilità nell’area mediterranea e, dunque, la possibilità di far valere la propria determinazione a proposito dell’Italia. Se il governo Badoglio esercita un’autorità
solo formale, accentuata dall’impossibilità di disporre di
forze armate proprie, ad eccezione di un’unità motorizzata
forte di qualche migliaio d’uomini e di alcuni reparti ausiliari
con compiti logistici, le istituzioni del regno non tutelano una
popolazione che la guerra ha messo in ginocchio: oltre
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