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Il Comitato di liberazione nazionale

L’8 settembre 1943, si costituisce il Comitato di liberazione nazionale (Cln), che riorganizza quei “comitati d’opposizione” formatisi spontaneamente dopo il colpo di Stato.

Le forze politiche che compongono il Cln sono il Partito comunista italiano (Pci), il Partito socialista italiano d’unità proletaria (Psiup), il Partito d’azione (Pd’a) -costituitosi nel 1942 in seguito all’evoluzione di Giustizia e libertà-, la Democrazia cristiana (Dc), il Partito liberale italiano (Pli) e la Democrazia del lavoro (Dl).

Questi partiti, pur uniti dall’intento di liberare l’Italia dal nazifascismo, hanno prospettive politiche assai diverse: mentre la Dc ed il Pli sono fedeli alla monarchia e al governo Badoglio, il Pci, lo Psiup e il Pd’a perseguono un profondo rivolgimento sociale e politico del Paese; quanto a Dl, fondata dal presidente del Cln Ivanoe Bonomi, si propone come forza di mediazione tra i moderati e la sinistra.

Le differenze ideologiche tra i partiti sono superate sia mediante i principi della pariteticità e dell’unitarietà, che improntano i rapporti interni al Cln, sia dall’accordo, raggiunto nel mese d’ottobre, sugli obiettivi di continuare la guerra a fianco degli Alleati, in quanto rappresentanti dell’Organizzazione delle nazioni unite (Onu), assumere i poteri costituzionali dello Stato, evitando però di compromettere la concordia della nazione, ed indire una consultazione popolare alla fine della guerra per decidere la forma istituzionale del Paese.