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Nato
a Torino il 16 giugno 1895, abitante in via Marenco 4. Figlio di
un funzionario delle ferrovie, dopo la scuole tecniche venne
ammesso all'Accademia militare di artiglieria e genio di Torino,
della quale fu brillante allievo, uscendone sottotenente del
genio.
Allo scoppio della prima guerra mondiale
entrò in zona di guerra il 4 giugno 1915. Per i meriti
acquisiti, in particolare a Caporetto, venne decorato con
medaglia di bronzo e promosso capitano. Dopo la guerra fu
istruttore all'Accademia di Torino e conseguì la laurea in
ingegneria civile al Politecnico. Promosso maggiore e poi
tenente colonnello, partecipò nel 1935 alla campagna d'Africa;
dal 1938 fu al comando del Reggimento ferrovieri, nel 1942
promosso generale di brigata fu destinato allo Stato Maggiore,
come ispettore delle unità ferroviarie.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 entrò
nel movimento di resistenza. Al momento della fucilazione
comandò ai suoi compagni "Signori Ufficiali, attenti: Viva
l'Italia!"
Medaglia d'oro al valor militare.
«Ufficiale generale di
eccezionali doti morali e militari, all'atto dell'armistizio
organizzava nell'Italia Settentrionale un'efficace resistenza
armata contro l'oppressore tedesco e fascista e dirigeva, con
fede ed entusiasmo inesauribili, l'audacissima attività bellica
di agguerrite formazioni di patrioti del Piemonte. Con sagacia
ed ardimento senza pari portava a termine numerose azioni di
sabotaggio contro il traffico ferroviario alla frontiera
occidentale, riuscendo ad ostacolare seriamente per oltre tre
mesi i movimenti avversari in un'importante vallata alpina.
Attraverso un'attiva rete informativa da lui creata e diretta,
forniva preziose notizie di carattere operativo ai comandi
italiani ed alleati. Arrestato dai nazi-fascisti nel corso di
una riunione di dirigenti del fronte clandestino di resistenza
piemontese, che in lui avevano trovato il capo di altissimo
prestigio, manteneva l'assoluto segreto circa il movimento
patriota ed assumendo su di sé con nobilissimo gesto, ogni
responsabilità, salvava l'organizzazione e la vita di molti suoi
collaboratori. Condannato a morte da un tribunale di parte
asservito ai tedeschi, affrontava con cosciente fierezza di
soldato la morte al grido di «Viva l'Italia».»
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