PEROTTI  Generale GIUSEPPE PAOLO

Nato a Torino (TO)  il 16.06.1895  – residente a Torino – inserito nella CMRP

fucilato a Torino il 5 aprile 1944 al poligono di tiro del Martinetto  

 

 

Nato a Torino il 16 giugno 1895, abitante in via Marenco 4. Figlio di un funzionario delle ferrovie, dopo la scuole tecniche venne ammesso all'Accademia militare di artiglieria e genio di Torino, della quale fu brillante allievo, uscendone sottotenente del genio.

Allo scoppio della prima guerra mondiale entrò in zona di guerra il 4 giugno 1915. Per i meriti acquisiti, in particolare a Caporetto, venne decorato con medaglia di bronzo e promosso capitano. Dopo la guerra fu istruttore all'Accademia di Torino e conseguì la laurea in ingegneria civile al Politecnico. Promosso maggiore e poi tenente colonnello, partecipò nel 1935 alla campagna d'Africa; dal 1938 fu al comando del Reggimento ferrovieri, nel 1942 promosso generale di brigata fu destinato allo Stato Maggiore, come ispettore delle unità ferroviarie.

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 entrò nel movimento di resistenza. Al momento della fucilazione comandò ai suoi compagni "Signori Ufficiali, attenti: Viva l'Italia!"

Medaglia d'oro al valor militare.  

«Ufficiale generale di eccezionali doti morali e militari, all'atto dell'armistizio organizzava nell'Italia Settentrionale un'efficace resistenza armata contro l'oppressore tedesco e fascista e dirigeva, con fede ed entusiasmo inesauribili, l'audacissima attività bellica di agguerrite formazioni di patrioti del Piemonte. Con sagacia ed ardimento senza pari portava a termine numerose azioni di sabotaggio contro il traffico ferroviario alla frontiera occidentale, riuscendo ad ostacolare seriamente per oltre tre mesi i movimenti avversari in un'importante vallata alpina. Attraverso un'attiva rete informativa da lui creata e diretta, forniva preziose notizie di carattere operativo ai comandi italiani ed alleati. Arrestato dai nazi-fascisti nel corso di una riunione di dirigenti del fronte clandestino di resistenza piemontese, che in lui avevano trovato il capo di altissimo prestigio, manteneva l'assoluto segreto circa il movimento patriota ed assumendo su di sé con nobilissimo gesto, ogni responsabilità, salvava l'organizzazione e la vita di molti suoi collaboratori. Condannato a morte da un tribunale di parte asservito ai tedeschi, affrontava con cosciente fierezza di soldato la morte al grido di «Viva l'Italia».»


 

 
 
 

Biografia tratta da ISTORETO  "Lapidi della città di Torino ai caduti per la liberazione"

 
 

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