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La mattina del 29 settembre,
prima di muovere all'attacco dei partigiani, quattro reparti
delle truppe naziste, comprendenti sia SS che soldati della
Wehrmacht, accerchiarono e rastrellarono una vasta area di
territorio compresa tra le Valli del Setta e del Reno,
utilizzando anche armamenti pesanti.
«Quindi – ricorda lo scrittore
bolognese Federico Zardi – dalle frazioni di Panico, di Vado, di
Quercia, di Grizzana, di Pioppe di Salvaro e della periferia del
capoluogo le truppe si mossero all'assalto delle abitazioni,
delle cascine, delle scuole», e fecero terra bruciata di tutto e
di tutti.
Nella frazione di Casaglia di
Monte Sole la popolazione atterrita si rifugiò nella chiesa di
Santa Maria Assunta, raccogliendosi in preghiera. Irruppero i
tedeschi, uccidendo con una raffica di mitragliatrice il
sacerdote, don Ubaldo Marchioni, e tre anziani.
Le altre persone, raccolte nel
cimitero, furono mitragliate: 197 vittime, di 29 famiglie
diverse tra le quali 52 bambini. Fu l'inizio della strage: ogni
località, ogni frazione, ogni casolare fu setacciato dai soldati
nazisti e non fu risparmiato nessuno. La violenza dell'eccidio
fu inusitata: alla fine dell'inverno fu ritrovato sotto la neve
il corpo decapitato del parroco Giovanni Fornasini.
Fra il 29 settembre e il 5
ottobre 1944, dopo sei giorni di violenze, il numero delle
vittime civili si presentava spaventoso: circa 770 morti. Le
voci che immediatamente cominciarono a circolare relative
all'eccidio furono negate dalle autorità fasciste della zona e
dalla stampa locale indicandole come diffamatorie; solo dopo la
Liberazione lentamente cominciò a delinearsi l'entità del
massacro. |
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