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Trascorre la gioventù a Grugliasco; nel 1941
viene chiamato alle armi e presta servizio
in Artiglieria, distaccamento di Racconigi
(Cn) fino al 1943. La sua storia da
Partigiano comincia più per caso che per
scelta consapevole. L’otto settembre del
1943, grazie al Maresciallo dei Carabinieri
di Rivoli, Giuseppe ottiene un permesso
speciale per recarsi al Vecchio Ospedale di
Rivoli, dove si trova sua madre affetta da
un cancro. Purtroppo la madre muore tra le
sue braccia al suo arrivo in ospedale.
Il 10 settembre nel giorno del funerale
della madre, terminata la cerimonia, mentre
rincasava con il padre, viene fermato da una
pattuglia di Tedeschi che senza troppi
complimenti lo fanno salire su di un
autocarro e lo portano alla caserma di
Alpignano. Visto il regolare permesso
speciale viene rilasciato. L’evento scatena
in Giuseppe il malessere dell’occupazione
nazista e la voglia di reagire. In quel
momento nelle caserme inizia la diserzione
di massa dei soldati a seguito dell’
armistizio annunciato l’8 settembre dal
Maresciallo
Pietro Badoglio.
Giuseppe con altri suoi amici decide allora
di unirsi ai Partigiani della 46° Brigata
Garibaldi sulle montagne del Colle del Lys.
Milita con i suoi amici fino alla primavera
del 1944 quando, a seguito di un
rastrellamento da parte della Folgore
Fascista nel quale vengono uccisi molti
partigiani, è costretto a scappare
attraversando le montagne fino in Francia,
per unirsi ai Partigiani francesi.
Purtroppo il piccolo gruppo di partigiani
italiani non trova accoglienza in Francia,
quindi torna nelle Valli di Lanzo a Lemie.
Più volte traditi i giovani scappano da una
valle all’altra fino all’inverno del 1944
dove a Val della Torre, in un
rastrellamento da parte dei tedeschi, viene
catturato insieme ad alcuni suoi amici. I
tedeschi, per rappresaglia, avevano
precedentemente dato alle fiamme le case di
alcuni montanari del posto.
Vengono portati alla scuola di Brione dove
sono torturati e picchiati per avere
informazioni sui nascondigli degli altri
partigiani.
Viene poi trasferito a Bussoleno ed infine
alle Casermette di Rivoli dove il 10 marzo
1945 alle 18 e 45 viene fucilato insieme con
altri sei partigiani (Luciano Berton, Renato
Molinari, Luigi Lucco Borlera, Luigi
Moschini, Francesco Novelli e Giuseppe
Tartaglione).
Decorato con Medaglia di Bronzo al Valor
Militare.
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