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Altissima
figura di intellettuale liberale e
antifascista.
Vissuto solo
venticinque anni, perché le aggressioni
fasciste ne stroncano la giovane esistenza,
Piero Gobetti ha lasciato indubbiamente un
segno indelebile nella storia nazionale,
come intellettuale e come organizzatore di
cultura.
Figlio di
genitori di origine contadina trasferitisi
da pochi anni nel capoluogo piemontese per
iniziare un piccolo commercio, dopo una
brillantissima carriera scolastica, nel 1918
Piero si diploma al liceo Gioberti.
Si iscrive alla
Facoltà di Giurisprudenza ma già nel
novembre dello stesso anno fa uscire il
primo numero di "Energie Nove", rivista di
ispirazione salveminiana e crociana, di cui
è fondatore e direttore.
Nel 1919 è
animatore del gruppo torinese degli unitari,
che rappresenta al congresso fiorentino
dell'aprile, ove nasce la Lega democratica
per il rinnovamento della politica
nazionale.
Rifiuta la
direzione de "l'Unità" propostagli da
Salvemini, e riprende la pubblicazione di
"Energie Nove", interrotta alcune settimane
prima (in questa seconda serie, come
ricorderà alcuni anni più tardi, "cercò
di chiarire concetti e problemi che
rimanevano oscuri nell'insegnamento de
"l'Unità""); nel luglio scrive sulla
rivoluzione russa, proponendone una
originalissima interpretazione (la
rivoluzione bolscevica come rivoluzione
liberale).
La sua
collaborazione a numerosi giornali e
periodici del tempo, tra cui sono da
annoverare "Conscientia", "Il Lavoro",
"L'Educazione nazionale", "Poesia ed arte",
"L'Ora" di Palermo, "Il Popolo romano" e "Il
Resto del Carlino", è sempre intensissima.
Nel 1921 approda
all"'Ordine Nuovo", organo della minoranza
comunista della sezione torinese del Psi.
Sulle pagine del quotidiano comunista
Gobetti (che si firma con lo pseudonimo di
Giuseppe Baretti) scrive di letteratura e di
teatro.
Nel 1922,
ricollegandosi idealmente all'esperienza di
"Energie Nuove", fonda il settimanale
"Rivoluzione Liberale" che intende porsi
come voce di un'opera rinnovatrice, in cui
siano protagoniste sia le élites
intellettuali della borghesia, sia le
coscienze più attive del proletariato.
Sotto il
fascismo la rivista diviene organo
dell'antifascismo militante e subisce una
forte repressione.
Nel settembre
1924 Gobetti viene selvaggiamente aggredito,
tuttavia due mesi dopo dà vita ad una nuova
rivista, "Il Baretti", oltre a nuova casa
editrice, la "Piero Gobetti editore", con la
quale pubblicherà, fra l'altro, la prima
edizione della raccolta poetica "Ossi di
seppia" di Eugenio Montale. Con questa
rivista Gobetti mira a trasferire sul piano
culturale e letterario quella opposizione
che sul piano politico è ormai impossibile.
Non a caso
attorno a "Il Baretti" si raccolgono le
migliori menti della giovane letteratura.
Gobetti in poco meno di un anno riesce a
catalizzare intorno alla rivista e alle sue
attività editoriali le firme di Amendola,
Debenedetti, Sapegno, Tilgher, Missiroli,
Pea e il già citato Montale. "Il Baretti" si
segnala come erede di quella tradizione
illuminista che aveva guidato il paese fino
alle soglie della vicenda risorgimentale.
Dopo una vita
svolta all'insegna di un impegno
costantemente militante e di un'assoluta
integrità morale, accompagnata da una grande
sensibilità verso le più importanti
problematiche sociali, e dopo un ulteriore
pestaggio fascista dell'anno prima, in cui
viene lasciato esanime sulla porta di casa,
nel 1926 sceglie l'esilio a Parigi. Mai più
riavutosi dalle ferite, una bronchite lo
stronca nella notte del 15 febbraio.
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